la makkina perfetta....
Volkswagen Golf 2.0 TDI 140 CV
E' ora di entrare, l'ultima Golf di casa Volkswagen da scoprire nel test-drive è la 2 litri turbodiesel da 140 cavalli. Mica uno scherzo la potenza, così come la coppia: 320 newtonmetri che "torcono" già a 1750 giri, significa una formidabile capacità di ripresa con marce impensabilmente alte. Questa ne ha sei e in città si viaggia in souplesse con la quarta. Siccome siamo seduti su una Golf, viene subito voglia di guidarla. E all’inizio, non ci sfiora nemmeno l’idea di dare un’occhiata all’abitacolo: peccato, perché è fatto bene, ma ne parliamo un po’ più sotto.
Accensione, drizziamo le orecchie. Scendiamo: non ci sarà mica la marmitta bucata? Invece no, il motore è proprio così, roco: non il semplice (e noto) glan-glan del diesel freddo, ma un brontolio sordo, tipico di propulsori molto, molto più grossi.
Si vola in scioltezza
Prima, si parte. Il volante è leggerissimo, lì davanti, tra le tante diavolerie elettroniche che imperversano su tutte le auto, anche un servosterzo elettromeccanico a risposta variabile: da fermi, nelle manovre in parcheggio, leggerissimo. La resistenza offerta aumenta (per fortuna) con la velocità. Ora è il propulsore che fa vedere di che pasta è fatto. Quattro cilindri sedici valvole, monoblocco in alluminio, radiatore per l’olio, turbocompressore dei gas di scarico a geometria variabile, intercooler e iniezione elettronica diretta con sistema di pompa iniettore, carburante “sparato” a 2.050 bar direttamente nella camera di scoppio, sei marce con cui giocarsi cambi infiniti tra i 1.500 e i 4.000 giri.
Risultato, si vola con la tipica scioltezza dei diesel di ultima generazione, in un arco di giri contenuto, senza l’urlo di un motore a benzina. Chi ama tutto questo non resterà deluso. Né in città, con un “tiro” ai bassi possente e sempre disponibile, né sul misto, dove l’assetto, le sospensioni (ruote indipendenti con classicissimo sistema Mc Pherson davanti, e multilink con bracci in lega leggera dietro) e il generoso gommaggio (205/55) non tradiscono. Né in autostrada, dove si viaggia ai canonici 130 orari con la lancetta che sfiora i 2.800 giri consumando 9 litri per 100 chilometri. Facile, per un’auto accreditata di una velocità massima di 203 chilometri all’ora e di uno scatto da 0 a 100 di 9,3 secondi.
Luce blu
L’ultima Golf è molto Golf dentro. L’abitacolo (versione provata la Sportline) è scuro da buona tedesca, la strumentazione è semplice ma efficace e funzionale, l’illuminazione fa il suo bell’effetto, con quella colorazione blu che all’inizio faceva tanto “solarium” ma che ora sembra piacere a tutti.
I “golfisti” già lo sanno così lo ricordiamo a tutti gli altri: quest’icona su ruote si fa pagare. La Sportline (sei marce, 5 porte) costa 24.739 euro, ma il prezzo è destinato a lievitare se si vuole quel qualcosa in più non compreso nella dotazione (comunque ricca) di serie. Come ad esempio il bracciolo anteriore con scomparto portaoggetti, il colore metallizzato e perla, o i classici nero o rosso, o magari l’indicatore della pressione dei pneumatici (su un’auto sportiveggiante più d’uno lo vorrà), per non parlare della pelle per i sedili sportivi anteriori, il regolatore di velocità, la ruota di scorta di dimensioni standard o il volante multifunzione.
E’ costosa? E’ troppo cambiata? Ditelo al popolo dei “golfisti”. Anche trent’anni dopo, anche con quel posteriore orientale, anche se ormai è letteralmente circondata da concorrenti che le fanno il verso, per loro (e sono tantissimi) una Golf è sempre una Golf.